Intervista ad Alis Artieri: gli atleti paralimpici hanno ispirato la mia scrittura

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Oggi, per la rubrica L’angolo del romanziere, abbiamo il piacere di parlare con Alis Artieri, voce esordiente della narrativa rosa italiana, con cui abbiamo il piacere di collaborare da diverso tempo. Alis ha studiato con noi nella scuola LabScrittore e dopo ha deciso di avventurarsi nella scrittura del suo primo romanzo, La torre dell’amore perduto. Nell’intervista di oggi cercheremo di capire meglio cosa si cela dietro la trama del suo romanzo d’esordio e più in generale come nascono le storie che ci fanno riflettere sull’amore.

Alis Artieri

Alis, grazie per essere qui con noi. Dove è nata l’idea per il tuo romanzo di esordio?

Grazie a voi per l’accoglienza!

L’idea nasce vedendo gli atleti paralimpici. Mi ha colpito la forza e il coraggio di queste persone che nello sport hanno trovato uno scopo per andare avanti. Da qui ha cominciato a girarmi in testa l’idea di costruire una storia i cui protagonisti avessero subìto una perdita che poteva essere di carattere affettivo o fisico.

Non volevo ambientare il romanzo nel mondo dello sport, ma semplicemente esplorare le possibili reazioni dei protagonisti di fronte al dramma che li aveva colpiti. Mi sono chiesta se sarebbero stati forti abbastanza da ricominciare a vivere o se si sarebbero lasciati consumare da questa perdita. Così è nato il romanzo La torre dell’amore perduto.

 

Raccontaci un po’ dei tuoi personaggi?

Verena e Ivan sono due giovani profondamente feriti dalle avversità della vita, che si ritrovano a vivere sulla stessa isola. Ivan è un giramondo ed ex campione di vela e l’isola di Torrenera è il giusto compromesso per lui che ha fatto del mare la propria ragione di vita, ma è soprattutto un rifugio nel quale nascondersi e continuare a crogiolarsi nel dolore, divorato dai sensi di colpa.

Verena, invece, è figlia di un pittore di fama e vive nella sua ombra senza riuscire a raggiungere la notorietà. La sua vita agiata fatta di giorni divisi tra il suo studio d’arte con annessa esposizione, le sue amiche e l’amore per il marito subisce uno scossone quando rimane vittima di un incidente che la priva di una parte di sé e scopre il tradimento del marito.

Non avendo altre alternative, è costretta a rifugiarsi a Torrenera, nella casa del defunto padre. L’isola, però, rappresenta tutto ciò che lei odia, ma che è costretta ad accettare suo malgrado in attesa di riprendere in mano la propria vita.

 

Quanto c’è di te in Verena?

In comune con Verena c’è solo la passione per l’arte. Volevo che la mia prima protagonista femminile fosse una pittrice e si muovesse tra pennelli e colori in un ambito a me familiare.

 

Ami l’arte in tutte le sue forme e nel tuo profilo Instagram condividi alcuni dipinti celebri, che hanno l’acqua come elemento distintivo, elemento che troviamo anche nel tuo romanzo. Da dove nasce questa passione?

Per anni mi sono dedicata all’hobby della pittura e, personalmente, ritengo che per un pittore rappresentare l’acqua in un dipinto sia molto stimolante in quanto ci si trova di fronte a un elemento in continuo movimento.

Penso al mare, a un fiume, a un impetuoso torrente di montagna o a un lago e tutti mostrano un volto sempre diverso influenzato dalla luce del giorno o dalle condizioni meteorologiche. Da qui il parallelo con la scrittura.

Per chi scrive è una sfida intrigante riuscire a rappresentare con le parole l’animo umano che, come l’acqua, non è statico e possiede mille volti e sfaccettature diverse ed è influenzato dalle tempeste e dalle gioie che la vita riserva.

 

Qual è stato il processo di creazione del romanzo?

Sono partita dallo spunto di cui ho già parlato nella prima risposta, poi mi sono divertita a ricreare l’ambientazione dell’isola ed è così che è nata Torrenera, un’isola che nella realtà non esiste e dove si svolge la gran parte della storia.

Trovata l’ambientazione sono arrivati i personaggi principali sui quali ho lavorato cercando di renderli il più possibile credibili e veri. In poche parole, persone normali con emozioni, sentimenti, gioie e dispiaceri con i quali chiunque, prima o poi, potrebbe essere costretto a fare i conti.

L’atmosfera magica e sospesa nel tempo che si respira nei piccolissimi e meravigliosi borghi disseminati per l’Italia, invece, mi ha ispirato il carattere un po’ chiuso e diffidente degli isolani verso ciò che viene da fuori.

 

Come ti sei trovata a lavorare con Stefania Crepaldi e perché hai scelto proprio lei come editor?

Lavorare con Stefania Crepaldi è stata una bellissima esperienza, perché ha la straordinaria capacità di “entrare” in una storia, analizzarla e scovare i punti deboli proponendo soluzioni, senza snaturarla.

Pone domande che obbligano l’autore a riflettere per migliorare la resa di un personaggio o per intervenire su uno snodo narrativo debole e di scarsa efficacia, tanto per fare un esempio.

Perché proprio Stefania? Cercavo un professionista serio che mi potesse aiutare poiché, come in tutti gli ambiti, anche nella scrittura non ci si improvvisa. Poi mi sono imbattuta casualmente nel suo blog di scrittura e nei video su Youtube.

Stefania mi ha ispirato fiducia fin da subito per le spiegazioni semplici e chiare e per la generosità nel mettere a disposizione gratuitamente nozioni di scrittura per aspiranti autori al punto che quando ha aperto i battenti la sua scuola online Labscrittore, non ho esitato a iscrivermi.

A questo punto non poteva essere che lei la mia editor!

 

Hai altri progetti all’orizzonte?

Sto lavorando a una dilogia. Ogni storia avrà il suo personaggio femminile mentre quello maschile sarà comune a entrambi i romanzi. Narrerò le vicende di due donne che in tempi e luoghi diversi, incontreranno e si innamoreranno dello stesso uomo.

 

5 romanzi/film che hanno ispirato la scrittura del tuo primo romanzo?

A dire la verità, è solo un film che mi ha ispirato l’ambientazione su un’isola, mentre la trama non ha nulla a che vedere. Parlo di Mamma mia! tratto dall’omonimo musical.

L’idea di ambientare la mia storia su un’isola mi ha affascinato fin da subito e mi sembrava il luogo più adatto dove collocare i due protagonisti in fuga dalle loro vite.

Il resto lo hanno fatto dei meravigliosi scatti fotografici dell’arcipelago toscano nei quali mi sono imbattuta curiosando su internet in una grigia giornata invernale.

Grazie Alis per questa bella chiacchierata!

Sicuramente sarà di ispirazione per tanti altri giovani autori di romanzi.

Alla prossima!