Come diventare editore di te stesso: analisi, prospettive, consigli
C’è poco da fare, il mercato editoriale sta cambiando, anzi è già cambiato. Oggi se vuoi emergere con il tuo romanzo devi cambiare mentalità, prospettive e iniziare a ragionare da editore di te stesso, sia che tu voglia seguire la strada del Self-Publishing, sia che tu voglia cercare una casa editrice.
Lamentarti, incolpare il mercato e fare appello alle raccomandazioni se il tuo romanzo non emoziona nessuno, mi dispiace dirtelo, ma non ti porterà lontano.
Con questo articolo voglio condividere con te la mia visione. Voglio fornirti qualche consiglio pratico che può aiutarti a cambiare approccio verso la scrittura narrativa e iniziare a farti ragionare da editore di te stesso.
“L’Italia è un paese di aspiranti scrittori – come dice Giancarlo de Cataldo – prendiamone atto”. Ma aggiungo: non c’è posto per tutti ai piani alti e questo crea il problema.
Come si fa a emergere? Non prevedo il futuro e non sono affiliata con colossi editoriali.
Però leggo tanto, ho le orecchie bene aperte e ho accumulato un minimo di esperienza in questi tre anni per dirti che devi ragionare da editore di te stesso, se vuoi davvero emergere.
In Italia persiste una mentalità retrograda, che spinge molti scrittori scartati dalla strada tradizionale a incolpare il sistema piuttosto che trovare soluzioni alternative e concrete.
Proviamo a cambiare mentalità. Analizziamo insieme il mercato editoriale italiano e tiriamo un po’ di somme.
Case editrici
Oggi il mercato editoriale non è lineare: “dallo scrittore all’editore”, come poteva esserlo ai tempi di Elvira Sellerio.
Oggi il mercato è molto complesso, emergere non è oggettivamente facile e le cause che possono determinare il futuro di uno scrittore sono molte.
Questo tuttavia non significa chiudere bottega dopo il primo rifiuto, lamentarsi e prendersela con il Sistema, con l’economia o, ancora più grave, pensare che il mercato ti debba qualcosa.
Qui nessuno deve niente a nessuno, meglio prenderne atto subito.
Tutti gli scrittori ambiscono alla vetta della montagna. La parte più innevata, dove si gode di un’ottima vista sul paesaggio e di un panorama mozzafiato. Proprio quella vetta.
Lì dove si trovano le grandi case editrici indipendenti, come la Sellerio e la Nave di Teseo (seppur nata da poco, personalmente la considero una major per la qualità che offre) e poche altre, e i grossi gruppi editoriali (Mondadori &C…).
Questi sono le cosiddette Major, il top, che fornisce nel 95% dei casi prodotti di estrema qualità.
Se come me ami camminare tra i boschi e scalare montagne, capirai che per raggiungere la vetta ci vuole pazienza e bravura.
Naturalmente non tutti la possono raggiungere: molti ad esempio non ci tengono nemmeno e prendono strade alternative.
A metà pendio ci sono le case editrici meno blasonate, con cataloghi più contenuti, finanziamenti medi. Pubblicano ottimi romanzi e lavorano molto bene, solo che non hanno la notorietà e il prestigio delle Major.
Tre nomi di case editrici considerate medie ma di ottima qualità sono: Minimum Fax, E/O Edizioni e Fazi Editore.
A valle invece troviamo le case editrici piccole che lavorano per fornire aiuto a chi sta in vetta. Ad esempio la Biancoenero Edizioni, che ho avuto il piacere di intervistare, è quel genere di casa editrice di nicchia (solo romanzi per bambini e ragazzi), focalizzata sul progetto Alta Leggibilità, che aiuta, con l’uso di una font creata ad hoc e utilizzata anche dalla regina Mondadori, chi ha difficoltà a leggere.
Tra le piccole, tuttavia, ce ne sono alcune che si contraddistinguono per essere solo fuffa: se le incontri sul tuo percorso scappa a gambe levate. Queste le posizionerei in un ipotetico fondo valle. Spesso non editano i testi, non promuovono i loro autori e le percentuali dei diritti sono ridicole.
Ancora più sotto, in grotte ipogee, ci sono gli editori a pagamento, che in cambio di cifre improponibili ti promettono questo mondo e quell’altro. Inutile dirti di evitarli come la peste.
Self-Publishing
Accanto a questa montagna, ce n’è un’altra tutta da scalare. Questa non è affatto meno impervia della prima, ma potrebbe calzare meglio con le tue aspettative da editore di te stesso.
Sto parlando della montagna del self-publishing.
In Italia il dibattito autopubblicazione sì, autopubblicazione no è nel pieno delle argomentazioni. Nel mercato anglofono il dibattito si è chiuso da un pezzo.
La famosa J.K. Rowling, la madre degli Harry Potter, si è reinventata sotto pseudonimo e ha pubblicato proprio in self-publishing, ottenendo ottimi risultati. Questo a riprova del fatto che la qualità prima o poi ti premia e i lettori veri adorano le storie di qualità, quelle che sanno lasciare il segno.
La storia di J.K. Rowling è un ottimo esempio da seguire se vuoi iniziare domani a diventare editore di te stesso.
Anche in Italia abbiamo i nostri esempi di successo. Ti faccio due nomi che mi sembra doveroso ricordare: Luca Rossi e Riccardo Bruni. Il primo scrittore di successo con una miscela di fantasy, fantascienza ed erotico, adorato fino in America; l’altro candidato al Premio Strega 2016.
Due autori che trattano generi diversi e che hanno affrontato un percorso completamente differente. Entrambi hanno impostato una strategia vincente che li ha portati ad emergere come self-publisher.
Sia chiaro, non parlo di successo economico, quello è una conseguenza: sto parlando di approccio, mentalità e successo personale.
Se ti sei convinto e vuoi iniziare a ragionare da editore di te stesso, in questo archivio trovi un kit di risorse digitali, in continuo aggiornamento, per avere sempre sotto mano gli strumenti giusti per lavorare in autonomia.
Prospettive
Ogni anno vengono pubblicati 60.000 libri e i self-publishers sono una categoria in grande aumento.
Nel calderone c’è di tutto:
• i rifiutati (e frustrati) dalla strada tradizionale;
• gli autori convinti dell’autopubblicazione come forma di indipendenza;
• gli scrittori in cerca di visibilità (convinti che sia la soluzione migliore per accedere in casa editrice dalla porta sul retro);
• scrittori che si buttano nel mucchio incrociando le dita.
Queste sono le macro categorie, dove non mancano le piccole sfaccettature.
Quando ricevo commenti e risposte da scrittori frustrati che si lamentano accusando di complotto le case editrici, vedendo raccomandati ovunque e dando la colpa alla crisi e alla povertà finanziaria dei lettori, mi viene da pensare che queste persone in realtà non vogliono davvero fare gli scrittori.
Come può un lettore pescarti in un oceano immenso di storie? Come può una casa editrice accettare a scatola chiusa di pubblicare il tuo romanzo? Sarà brutto da dire, ma è vero: non sei nessuno per loro adesso, ma, se lo vorrai, potrai diventarlo in futuro.
Se ti propinano un romanzo che fin dalle prime righe ti confonde, è poco leggibile, ha una font confusionaria, dove non si capisce chi dice cosa, tu cosa faresti? Continueresti a leggerlo? Non credo.
Ecco, probabilmente il lettore o l’editore che ha letto il tuo manoscritto, se ha deciso di cestinarlo dopo l’incipit avrà pensato la stessa cosa. E non sono loro a sbagliare quando decidono di non continuare a leggere, perché il tempo è prezioso. Lo è per te, come lo è per loro.
Al di là di quello che qualcuno pensa, se vuoi emergere devi abituarti a trovare il giusto equilibrio tra scrivere per te stesso e scrivere per chi ti leggerà.
E non credere a chi estremizza in un senso o nell’altro, perché non ti sta dicendo tutta la verità. Se scrivi per te stesso finirai per capirti solo tu, se scrivi solo per i lettori finirai per piegarti alle tendenza del momento.
Per ragionare da editore di te stesso devi trovare la giusta misura per renderti unico rispetto alla massa e valorizzare le tue potenzialità.
Opportunità
Quando Valentina D’Urbano ha deciso di partecipare al torneo letterario Io Scrittore non era nessuno.
Poi è diventata un’autrice conosciuta, ma la qualità della sua scrittura era alta già da prima che diventasse famosa, la storia era già strepitosa, i personaggi già avvincenti.
Devi sapere che la maggior parte delle case editrici pescano gli scrittori da pubblicare dopo aver testato l’impatto delle loro storie sui lettori.
La vincita di un concorso può fare la differenza; arrivare anche solo in finale a concorsi letterari come il Premio Calvino, può fare la differenza; avere un numero di lettori fedeli o un blog molto seguito, può fare la differenza.
Gli editori, da buoni imprenditori, non possono scommettere su di te alla cieca, sarebbe un azzardo che potrebbe ritorcersi contro i loro affari.
Quindi può esserti utile pensare: quali garanzie sto dando alla casa editrice per portarla a scegliermi? In altre parole, perché dovrebbero scegliere proprio me?
Succede a volte che le case editrici accettino qualcuno di completamente sconosciuto, è raro bisogna dirlo, ma succede.
In questi casi il romanzo è scritto da un fuoriclasse o semplicemente da un autore che si incastra alla perfezione con le mode di quel preciso momento o con la linea editoriale della casa editrice in questione.
Requisito minimo per venire notati: portare l’editore/lettore/editor all’ultima pagina del tuo romanzo.
Poi per mille motivi potrà leggerlo tutto e decidere di non pubblicarti. Pur essendoci storia e stile, semplicemente hai sbagliato casa editrice. A questo punto è solo una questione di tempo e di trovare quella giusta che apprezzi i tuoi requisiti (genere, stile e storia).
Consigli per diventare editore di te stesso
Scrivi tutti i giorni, immergiti nella storia che vuoi raccontare, divertiti e coltiva la tua passione.
Se studi o hai un lavoro, la scrittura può riempire le pause, può essere un’attività da svolgere in parallelo allo stare con la famiglia.
E se, come ho letto in un commento, “scrivi solo quando sei ispirato”, quando non lo sei cerca almeno di progettare, pianificare, creare nella tua mente le scene della storia. Potrebbe aiutarti a non farti perdere mai la concentrazione e l’ispirazione.
Pensa a mettere sul mercato una storia unica, sorprendente, che sappia emozionare. Puoi scrivere di getto o progettare nei minimi dettagli. Sta a te trovare il giusto equilibrio tra creatività e tecnica, per plasmare uno stile inconfondibile.
Leggi tantissimi romanzi. Io ne leggo circa 150 l’anno e posso garantirti che la lettura onnivora è il metodo migliore per stimolare la mente e trovare la giusta ispirazione.
Infine ti rimando al primo articolo che ho pubblicato in questo blog, una breve analisi sulle competenze che davvero servono per fare lo scrittore di romanzi: sei competenze fondamentali per scrivere romanzi. Falle tue e non avrai più problemi durante la scrittura.
Se i tuoi problemi con la scrittura narrativa sono più complicati del previsto, bisogna intervenire con qualcosa di più forte.
Proprio per risolvere casi particolari come il tuo, qualche tempo fa ho scritto il Report Tecnico “Self-Editing. I 29 errori più commessi dagli scrittori”. Ciascun errore viene analizzato nel dettaglio con esempi e spiegazioni.
Scarica Gratis Self-Editing, sono certa che riuscirai a colmare le tue lacune o quanto meno saprai come correre ai ripari in casi estremi.
Non mollare mai e credici fino in fondo. A prescindere dalla montagna che deciderai di scalare.
Ti auguro di raggiungere il successo letterario che meriti,
Stefania
*Immagine di copertina: Jean gigoux, from Histoire de Gil Blas de Santillane (the Adventures of Gil Blas of Santillane), by Alain René Le Sage, Paris, 1836.
Stefania Crepaldi è editor freelance e autrice. Co-fondatrice dell’agenzia editoriale Editor Romanzi e della scuola online di scrittura e di editoria, LabScrittore. Ha scritto il libro Lezioni di narrativa. Regole e tecniche per scrivere un romanzo (Dino Audino Editore). Ha creato la serie di Fortunata, tanatoesteta. Scrive romanzi per Salani Editore.
Articolo interessante, ma c’è un problema di fondo cui non si da riferimento; viviamo l’epoca digitale. e ciò che tiene ancora in vita gli editori è la carta, ma eliminando la carta si eliminano gli editori, e l’autore può vendere direttamente i suoi libri, dal contenuto più vario ( artistico, scientifico etc etc) a chi li vuole comprare e il veicolo è un sito internet personale, oltre che la pubblicità su canali come facebook. Così non serve l’editore e non serve rivolgersi a soggetti come amazon e simili; si vende direttamente il pdf a chi lo vuole e chi vuole se lo stampa; ma qui inizia un altro problema: le tasse e i rapporti con il fisco, queste autovendite come vanno calcolate ai fini dell’iva, chi vende diventa imprenditore? Come fare? questo è un aspetto essenziale che qui però non si tratta, e mi piacerebbe sapere; ciao Claudio
Ciao Claudio, bella domanda. Certo esiste la possibilità che lo scrittore autopubblichi sul suo sito, apra una regolare partita Iva e diventi a tutti gli effetti un imprenditore. Io stessa lavoro in questo modo da anni ormai. Sono certa che negli anni vedremo un’evoluzione nel mondo dell’editoria e molti Self anziché pagare una percentuale ad Amazon preferiranno vendere sui loro siti. Al momento la grande maggioranza degli scrittori non ha le competenze per creare un sito e un sistema di vendita online che si regga in automatico. Non è una cosa semplice in effetti, ma neanche impossibile. Bisogna anche aggiungere tutta la parte burocratica con il commercialista. Diciamo che al momento pubblicare in maniera autonoma su piattaforme di self publishing è la soluzione più semplice, una via di mezzo tra la pubblicazione con l’editore tradizionale e quella in totale autonomia.