Editing e riservatezza
Dopo una serie di commenti negativi e critiche inconsistenti, ho deciso di scrivere questo articolo per spiegare perché a volte mi appello alla riservatezza.
Ci tengo a fare questa precisazione, perché nelle scorse settimane mi hanno chiesto di mettere nero su bianco con quali case editrici io abbia lavorato.
Bene. Non ho mai lavorato fino ad ora per una casa editrice, ma ho collaborato indirettamente con diversi editori.
In questo articolo voglio fare chiarezza sul mio metodo di lavoro e su cosa vuol dire per me essere una editor di romanzi.
Inizio col dire che non esiste un solo tipo di editor. Ce ne sono almeno due tipologie:
1. L’editor di casa editrice:
è colui che lavora e riceve lo stipendio dall’editore. Si adegua alle linee guida della casa editrice, sposa la sua visione letteraria e sceglie di pubblicare solo ciò che è in linea con la visione dell’editore.
2. L’editor freelance:
non lavora per un editore fisso. Vaga in questo mondo chiamato editoria, e sceglie di fornire i suoi servigi a chi lo vorrà pagare. In questo caso potrà scegliere di lavorare per uno scrittore o per una casa editrice, iniziando e portando a termine un progetto a seconda delle sue inclinazioni e delle sue scelte.
E poi ci sono io, che ho scelto di lavorare solo con autori audaci e caparbi, che vogliono migliorare e investire tempo ed energie nella loro scrittura.
È stata una mia scelta non lavorare per un editore – non perché ho inviato 10.000 curricula e nessuno mi ha mai voluto assumere.
Per ora, gli unici contatti con case editrici li ho avuti di riflesso ad alcuni scrittori con cui ho collaborato in passato.
Qual è il mio ruolo nella catena alimentare dell’editoria?
Aiuto gli scrittori a progettare, scrivere e migliorare i loro romanzi. Mi interessa che, dopo un percorso di formazione e di confronto, lo scrittore abbia tra le mani un prodotto di qualità.
Spetterà a lui, in maniera autonoma e ragionata, decidere se inviare il romanzo a una casa editrice, pubblicarlo da solo o iscriversi a un concorso.
So che molti scrittori bramano contatti, calci in c**o e scorciatoie per l’editoria tradizionale, ma io non li ho e non mi interessa averli.
La mia visione professionale è mirata a dare un concreto aiuto agli scrittori che vogliono realmente migliorare e ragionare sulla loro scrittura narrativa.
Quindi, caro scrittore, se sei capitato su Editor Romanzi per trovare la strada più breve, veloce e facile per emergere, sei nel posto sbagliato.
Io posso aiutarti a emergere attraverso la tua scrittura, ma tu devi essere disposto a impegnarti e lavorare duramente.
Il concetto di riservatezza – questo sconosciuto
Per rispondere a coloro che chiedevano le mie referenze, spesso mi è capitato di rispondere che per questioni di riservatezza non posso nominare alcuni autori o case editrici (con cui ho collaborato di riflesso agli scrittori).
Dato che non tutti, pur essendo addetti ai lavori, conoscono il significato della parola riservatezza, provo a fare chiarezza con alcuni esempi concreti.
1. Sotto falso nome
Un paio di anni fa, un autore edito da una grossa casa editrice italiana mi contatta sotto falso nome per una valutazione gratuita.
Come per qualsiasi altro autore, leggo il romanzo, lo valuto e scrivo la valutazione al meglio delle mie possibilità: do dei consigli, individuo dei limiti e delle forzature, metto in evidenza quelli che, secondo me, sono i punti di forza del romanzo.
L’autore mi ringrazia e sparisce.
Sei mesi dopo il romanzo è sugli scaffali di tutte le migliori librerie d’Italia – indovina un po’? – con le modifiche che gli avevo suggerito. Questo autore è passato dalla mia porta, ha preso quello che ha potuto, e si è dileguato nel vento.
Non c’è nulla di male, fa parte del gioco. Naturalmente “per questioni di riservatezza” non posso rivelare il nome della casa editrice, né dell’autore. Prometto riservatezza, e riservatezza avrà anche questo scrittore, nonostante si sia comportato in maniera poco ortodossa, a mio avviso.
2. Lo scrittore riluttante
Un altro scrittore con cui ho collaborato – bravissimo – da esordiente e senza aver mai pubblicato nulla in vita sua, coltiva la sua passione per la scrittura in gran segreto, perché non vuole che la sua famiglia lo sappia.
Farà outing solo quando avrà qualcosa di concreto da mostrare loro. Quest’anno, dopo un lavoro fianco a fianco, l’autore è stato segnalato al Premio Calvino, grazie alle sue doti di scrittore.
Su quasi 800 opere, lui è stato uno dei 20 segnalati, e il suo nome svetta nella home page del sito. E sai una cosa? Mi inorgoglisce molto.
Lui ha scelto la riservatezza per il momento, e io non posso che rispettare la sua scelta. Non vuole che il suo nome compaia nel mio sito e non vuole lasciare un feedback pubblico che colleghi il mio lavoro a un riconoscimento eccellente come il Premio Calvino. Per cui non lo nominerò mai, per questioni di riservatezza.
3. L’editor di casa editrice vince (quasi) sempre
Qualche anno fa ho curato un progetto editoriale per una casa editrice, ma sono stata contattata direttamente dall’autrice, e con lei ho fatto tutto il percorso della filiera, fino al prodotto finale.
Di comune accordo con scrittrice e editore abbiamo deciso che il mio nome non figurasse nei ringraziamenti. La casa editrice ha in organico degli editor, e a uno di questi è andato il merito di aver editato il testo. Giusto o sbagliato che sia, è andata così.
4. In attesa di pubblicazione
Un altro carissimo scrittore, con cui collaboro in maniera continuata e con il quale ho instaurato un proficuo scambio di opinioni, è in attesa di pubblicazione con una casa editrice di tutto rispetto, a distribuzione nazionale.
Quando il romanzo uscirà, sarò fiera di avvisare tutti che ho curato l’editing di quel romanzo, se e solo se lo scrittore deciderà di citarmi nei ringraziamenti.
Se lui preferirà inserire l’editor di casa editrice al posto mio e non mi citerà nemmeno nei ringraziamenti… C’est la vie!
E la lista potrebbe continuare.
Tutto questo per farti comprendere che, se non si capisce il senso del lavoro degli altri, forse bisognerebbe imparare a non sparare giudizi affrettati.
Oltretutto io svolgo il mio lavoro non per avere il mio nome stampato a chiare lettere da qualche parte. Il mio obiettivo è aiutare lo scrittore a progettare, migliorare e perfezionare il suo romanzo, rendendo unico lo stile narrativo.
Non ho scelto di fare questo lavoro per apparire in un romanzo o per vantarmi di aver lavorato con questo o per quello. No, ho scelto di aiutare gli scrittori per mettere a loro disposizione le mie competenze, le mie capacità e aiutarli a emergere con le loro forze.
Fa parte del gioco non poter rivelare per questioni di riservatezza.
Se sei uno scrittore o una scrittrice, dovresti soffermarti sul mio metodo di lavoro, sul mio approccio alla scrittura, sulle mie competenze.
Non obbligo nessuno a collaborare con me, e offro un servizio di valutazione gratuito proprio per non imporre il mio metodo di lavoro a nessuno. Men che meno desidero imporre un pagamento.
Se invece sei un addetto del mondo editoriale, sappi che io non vivo per mettermi in competizione con gli altri. Svolgo il mio lavoro al meglio delle mie possibilità, cercando di aiutare in modo costruttivo gli scrittori che vogliono farcela con le proprie forze.
E questo è tutto.
Ti auguro di raggiungere il successo letterario che meriti,
Stefania
Stefania Crepaldi è editor freelance e autrice. Co-fondatrice dell’agenzia editoriale Editor Romanzi e della scuola online di scrittura e di editoria, LabScrittore. Ha scritto il libro Lezioni di narrativa. Regole e tecniche per scrivere un romanzo (Dino Audino Editore). Ha creato la serie di Fortunata, tanatoesteta. Scrive romanzi per Salani Editore.
L’editoria è un mondo complicato, come tutti i campi in cui entra in gioco la creatività. Sicuramente è irritante la malafede e la diffidenza di certe domande, quando si vorrebbe soltanto essere utili. Ma alle volte mostrarsi generosi è un’autentica perdita di tempo. Purtroppo.
Ultimamente sono un’inguaribile ottimista.
Cerco di farmi conoscere e di rendere noto il mio lavoro per mettere le cose in chiaro anche con eventuali clienti. Credo non ci sia bisogno di citare Mondadori per dare credibilità alle mie competenze. Purtroppo in alcuni casi invece…
Ma hai ragione, Cristina. Il mondo dell’editoria è complicato.
Dubito che tutti quelli che esprimono giudizi ne abbiano una conoscenza approfondita.
A volte mi domando: perché lo fanno allora?