Come scrivere le interiezioni in un romanzo

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Questo articolo nasce proprio da un’esigenza condivisa da molti autori: capire come scrivere le interiezioni. In questa guida pratica mi focalizzerò sull’uso e sulla corretta forma delle categorie di interiezioni più usate nei romanzi. Per intenderci l’interiezione, sinonimo di esclamazione, è uno degli elementi principali della corretta scrittura dei dialoghi.

come scrivere le interiezioni

Interiezione: significato e uso corretto


Le interiezioni fanno parte della grammatica italiana e sono molto importanti quando si scrive un romanzo.

Partiamo da una breve definizione per capire come scrivere le interiezioni in un romanzo.

Le interiezioni non sono altro che quelle che definiamo esclamazioni. Parole che non mutano mai la loro forma e che spesso non hanno un legame sintattico con il resto della frase in cui sono collocate. Il loro uso più specifico è quello di esprimere stati d’animo.

Esistono interiezioni utili ad indicare un ordine, una richiesta, un saluto, un appello o un richiamo. Le troviamo sempre in frasi di esclamazione.

Esempio:

Oh, che meraviglia!”

Ehm, come va?”

Ehi, fai attenzione!”

Salve! Avete ordinato?”

Forza, muovi quelle gambe!”

Oltre a capire come scrivere le interiezioni è utile capire dove inserirle in un romanzo.

Quando si scrive un romanzo le interiezioni si inseriscono soprattutto nei dialoghi e nel discorso indiretto libero, e servono a caratterizzare la parlata di un personaggio, il suo vocabolario, le sue manie, lo stato d’animo, le parole che pronuncia quando è nervoso e magari non sa come affrontare la situazione.

Molte interiezioni vengono inserite anche in romanzi dove sono presenti altre forme di scrittura meno narrativa, come per esempio e-mail, chat, sms.

Le interiezioni sono una vera e propria categoria, dove sono inserite altre sei sottocategorie. Nel nostro caso mi limiterò a fare esempi e a spiegare solo come si scrivono le interiezioni primarie, secondarie e le onomatopee.

Non mi addentrerò ad esempio nelle locuzioni interiettive, ma farò riferimento solo a quelle più usate in narrativa.

Come scrivere le interiezioni primarie


Le interiezioni primarie sono le prime che mi vengono in mente quando penso a come scrivere le interiezioni in un romanzo. Sono singole parole che hanno come unico valore proprio quello di interiezione.

Mi spiego meglio.

Sono tutte quelle parole con cui noi anticipiamo un concetto e che fanno capire al nostro interlocutore le nostre emozioni; se siamo arrabbiati, delusi, schifati o amareggiati.

Iniziamo a capire più nel dettaglio come scrivere le interiezioni con alcune esclamazioni ed esempi concreti correlati.

AH


Interiezione versatile e usata per esprimere moltissimi sentimenti. Può suonare come un rimprovero, ma, se duplicata, significare una risata. Può trasmettere meraviglia, rabbia, desiderio, tristezza.

Ah, che soddisfazione!”

Ah, che cavolo!”

Ah, che bella giornata!”

Come si scrive la risata in modo corretto? Così:

Ahah, che buffone!”

Può anche unirsi ad un pronome personale – e in questo caso la forma scritta prevede sia l’unione fisica di Ah+pronome, sia la forma scritta separata.

Ahimè, proprio non me l’aspettavo!”

Ahi me, proprio non me l’aspettavo!”

Ahi noi, eravamo stati così attenti!”

Ahinoi, eravamo stati così attenti!”

BAH, MAH


Queste due interiezioni di solito si usano per indicare indifferenza, dubbio, perplessità.

Mah! Non ne sono sicura.”

Bah! Che inutile spreco di parole.”

Ovviamente possono anche essere le uniche protagoniste di un dialogo, rispondendo ad una domanda o a un’affermazione di un altro interlocutore nel modo più stringato possibile.

“Non ti sembra una buona idea?”

Mah!”

BE’, BEH


Questo è uno degli errori più comuni degli scrittori.

Troppo spesso ricevo manoscritti con dei “beh” quanto più creativi possibile. Beh, be’ si scrive in uno di questi due modi, non bhé, non bhe, bè o be.

Be’ si usa in periodi che contengono un’osservazione, in frasi interrogative o conclusive.

Be’, non è stato meglio così?”

Beh, ormai è andata.”

BOH


Anche in questo caso, l’unica grafia accettata è questa: boh.

Si usa per esprimere incredulità, riprovazione, incertezza e disprezzo.

Boh, non so che dirti.”

“Perché ti sei comportato in questo modo?

Boh.”

EH


Anche questa interiezione si usa per comunicare moltissimi sentimenti: disapprovazione, rimprovero, speranza ma anche gioia meraviglia e sagacia, se raddoppiata.

Eh, che ti devo dire? Speriamo bene!”

Eheh! Non te l’aspettavi, eh?”

EHI


Un altro degli errori più frequenti dei manoscritti che valuto riguarda questa interiezione, utilizzata esclusivamente per richiamare l’attenzione di qualcuno.

Troppo spesso trovo la forma all’inglese “hey” che in quanto inglese non è corretta.

Ehi, fa’ attenzione!”

EHM, UHM


Utilizzate per indicare incertezza, dubbio, imbarazzo.

Ehm, non volevo dire proprio quello che ho detto…”

Uhm, non saprei quale scegliere.”

IH


Se raddoppiata simula una risata sarcastica o il singhiozzo che deriva dal pianto. Singolarmente indica meraviglia.

Ih, non pensavo venissi!”

Ihih, sei uno spasso!”

OH, OHI


Oh si usa moltissimo per indicare meraviglia (note anche come esclamazioni di sorpresa), rabbia, desiderio; oppure per richiamare l’attenzione. Se raddoppiato o triplicato pensiamo subito alla risata di Babbo Natale.

Oh oh oh! Merry Christmas!”

Oh, mi stai ascoltando?”

Oh, quanto lo vorrei!”

Ohi esprime dolore e, ripetuto è molto utilizzato nell’intercalare di alcune zone della Toscana.

Ohi ohi, che pena!”

Ohi, che male!”

Combinato con me e bo, dà vita a Ohimè e Oibò, note esclamazioni da fumetto o cartone animato.

PST, PS


Utilizzati per richiamare l’attenzione, in modo silenzioso, quasi con un bisbiglio.

Pst, vieni qui!”

PUAH, PUH


Il secondo molto meno utilizzato, ma dalla forma corretta. Indicano disgusto, rifiuto, disprezzo. Utilizzato moltissimo da zio Paperon de’ Paperoni.

Puah, che schifo!”

SCIÒ


Usato per indicare la volontà di allontanare un animale o una persona (in senso ironico).

“Brutto gattaccio pulcioso, sciò!”

“Allontanati subito da me, sciò!”

ST, SST


Usato per chiedere silenzio, oppure ordinare il silenzio.

Sst, bambini, basta!”

Sst… parliamo piano!”

TO’


To’ è la forma all’imperativo del verbo “togliere”, nel senso di prendere, afferrare.

To’ guarda che roba!”

To’, prendi!”

UFF, UFFA


Interiezioni che esprimono insofferenza, tedio, fastidio.

Uff, vuole andare ancora a Venezia…”

Uffa, non ne posso più di questo caldo!”

UH


Anche quest’ultima interiezione primaria esprime tutta una serie di sentimenti: gioia, dolore, dispiacere, disgusto.

Uh, che dolore!”

Uh, congratulazioni!”

Come scrivere le interiezioni secondarie


Questa seconda categoria riguarda quelle parole di uso comune – possono essere avverbi, nomi, aggettivi, verbi – che vengono utilizzate anche per esprimere un’imprecazione, un’esortazione, un ordine, disapprovazione…

Prima di capire come scrivere le interiezioni secondarie, ti dico che le più usate nei romanzi sono: coraggio, vergogna, basta, zitto-a, accidenti, bravo-a.

Esempi:

Zitto! Non voglio più sentire il suono della tua voce.”

Accidenti, che disastro!”

Vergogna! Sei solo un traditore!”

Altre espressioni, utilizzate esclusivamente nei dialoghi in narrativa, mirano a stabilire un contatto iniziale tra due o più persone.

Pronto?; Sì?; Senti-Senta; Mi scusi; Per favore; Scusa…

Esempi:

Scusi, è lei l’ultimo della fila?”

Senta, non ho intenzione di parlarne con lei.”

Come scrivere le onomatopee


Terza categoria per imparare come scrivere le interiezioni in un libro di narrativa sono le Onomatopee.

Le onomatopee le conosciamo tutti grazie ai fumetti e ad alcuni scrittori e poeti italiani che ne hanno fatto largo uso nella loro produzione. Un nome fra tutti, Dario Fo.

Le onomatopee o fonosimboli sono parole o gruppi di parole che desiderano riprodurre o evocare un suono – il verso di un animale, o quello di un rumore prodotto da un oggetto o da un’azione.

Quelle più comuni riguardano i versi degli animali, con cui stordiamo i nostri bambini fin dalla più tenera età.

“Come fa il gatto? Miao!”

“E il cane? Bau!”

Per quanto riguarda quelle più comuni legate agli oggetti ricordiamo il tic tac della sveglia; il din don del campanello; il din don dan delle campane.

Le onomatopee legate alle azioni sono, invece, il crac di un oggetto che si rompe; l’mmm di un cibo che ci entusiasma; il brr di quando abbiamo freddo; il pum di un oggetto che si schianta su una superficie dura.

Siamo giunti al termine di questa breve e intensa carrellata di esempi per aiutarti a capire come scrivere le interiezioni e rendere il tuo romanzo bello da leggere. Ricorda di consultare sempre un buon dizionario mentre scrivi il tuo romanzo, ho raccolto i migliori in questo archivio.

Per qualsiasi domanda scrivimi nei commenti, mentre se desideri ricevere altri consigli di scrittura ti invito a iscriverti alla mia newsletter.

Ti auguro di raggiungere il successo letterario che meriti,

Stefania

Foto copertina: Lauren Mancke/unsplash con modifiche Staff Editor Romanzi