Scrivere un romanzo con l’I.A. e quali errori evitare

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Negli ultimi mesi scrivere un romanzo con l’I.A. è diventato uno dei trend più discussi (e mistificati) online. Video virali promettono best seller scritti in poche ore, suggeriscono prompt magici, parlano di automatismi narrativi come fossero scorciatoie per il successo editoriale. Ma davvero basta qualche input a ChatGPT o un’altra intelligenza artificiale per dare vita a un grande romanzo? In questo articolo ti spiego il mio punto di vista sull’argomento (sarà il primo articolo di una serie) e nella parte finale ti racconto quali sono gli errori che ho riscontrato negli ultimi mesi all’interno dei romanzi dichiaratamente scritti con l’intelligenza artificiale.

Scrivere un romanzo con l’I.A.

I.A. generativa vs. I.A. discriminativa

Per affrontare seriamente il tema, occorre partire dalle basi.

Gli strumenti di intelligenza artificiale si possono dividere in due grandi gruppi.

L’I.A. discriminativa, che è quella che riconosce pattern nei dati per prendere decisioni. È ciò che permette – banalmente – al tuo telefono di riconoscere il tuo volto, o alla tua casella e-mail di capire cos’è spam e cosa no. Nel settore dell’editoria, un servizio web di questo tipo è Corrige.

Poi c’è l’I.A. generativa, che è quella capace di creare nuovi contenuti: immagini, musica, codici e testi. Ed è quella su cui si fondano strumenti come ChatGPT, Gemini, Claude…

Queste I.A. sono addestrate su quantità enormi di dati, ma attenzione, perché nel campo editoriale della narrativa non capiscono (per il momento) quello che scrivono. Mi spiego meglio.

Magari nei prossimi mesi scriveranno meglio di Stephen King, ma al momento non hanno quel “calore”, passami il termine, dettato dalle emozioni di chi scrive. O meglio, riescono ad averlo per testi brevi, ma sul lungo si perdono un po’. Dunque non hanno intenzione, non hanno urgenza espressiva, non hanno una visione da trasmettere.

Naturalmente, l’I.A. segue il tuo input, segue il tuo prompt, ed enfatizza quello che sai o non sai fare sul piano narrativo. Ed è qui che iniziano i problemi di chi crede che l’I.A. possa scrivere al posto suo un romanzo best seller.

 

Il sogno di molti: scrivere un romanzo con l’I.A. e pubblicare in 3 ore

Apri un social qualsiasi, digita “romanzo con IA” e ti troverai davanti a decine di video, articoli, consigli:

  • Scrivi un libro in cinque minuti!
  • Crea un best seller con questi tre prompt!
  • Diventa autore senza scrivere una riga!
  • Pubblicare un romanzo con l’intelligenza artificiale in 30 secondi

Sembrano titoli accattivanti… lo sono. Ma sono pericolosamente fuorvianti e in alcuni casi profondamente dannosi per il tuo futuro editoriale, se ambisci a diventare come me un romanziere professionista.

Quando leggi questi titoli acchiappa click ti si illuminano gli occhi, perché improvvisamente ti sembra di risolvere tutta la fatica che c’è dietro la scrittura di un romanzo, ma quando ti addentri nei contenuti, ti rendi conto che:

  • nella maggior parte dei casi si tratta di racconti brevi, non romanzi veri e propri;
  • spesso i testi sono fiabe o storie per bambini, che richiedono una struttura semplice e un linguaggio diretto.

E soprattutto questi testi non hanno alcun riscontro sui lettori. A parte qualche caso raro (molto spinto a livello marketing), il pubblico non è ingenuo. Sa riconoscere un testo senz’anima. Questi libri non li legge nessuno!

 

La narrativa non si copia-incolla

Scrivere un romanzo con l’I.A. può sembrare una scorciatoia affascinante.

Ma la narrativa, quella vera, non nasce dall’assemblaggio.

Non è sufficiente mescolare un protagonista timido, un trauma d’infanzia e un colpo di scena al capitolo 10 per creare un romanzo. Non è così che si costruisce una storia in generale. Un testo può anche essere formalmente corretto, ma senza una verità di fondo, senza una visione e senza una voce, sarà sempre piatto.

E qui la domanda cruciale, vuoi pubblicare un romanzo qualunque o vuoi scrivere un’opera che lasci il segno?

Per dare tridimensionalità ai tuoi personaggi e per scrivere un romanzo degno di questo nome serve conoscere la narratologia.

Attenzione però: l’I.A. non è nemica della scrittura.

Con questo articolo non voglio assolutamente demonizzare l’intelligenza artificiale, anzi. Demonizzo l’uso che alcuni aspiranti scrittori e sedicenti editor freelance fanno dell’I.A.

L’epoca che stiamo vivendo è un periodo di grande cambiamento, possiamo paragonarla a grandi momenti storici come la Rivoluzione industriale. La rivoluzione digitale in cui abbiamo appena messo il piede condizionerà sempre più le nostre vite. 

Che ci piaccia o no l’intelligenza artificiale farà sempre più parte delle nostre giornate e del nostro lavoro di scrittura. Ma ottimizzare un romanzo con l’I.A. non vuol dire crearlo, senza anima, da zero.

I diversi sistemi di intelligenza artificiale possono diventare strumenti preziosi, se usati con consapevolezza.

Ad esempio, strumenti come ChatGPT sono ottimi per:

  • generare brainstorming e domande che stimolino la creatività;
  • creare profili di personaggi da sviluppare;
  • generare ipotesi di trama, utilizzando modelli come il classico schema dei tre atti;
  • trovare sinonimi, riformulazioni, spunti per sbloccare una scena.

Ma – credimi – è sempre l’autore a dover decidere, scegliere, proporre. E se non conosci le regole della narratologia, se non hai mai progettato un romanzo, se non sai come funziona una struttura in tre atti o cosa rende efficace un personaggio… l’I.A. non potrà colmare questi vuoti. Al contrario, andrà a enfatizzare le tue lacune, le tue mancanze narrative.

 

Scrivere con l’I.A. senza conoscenze è come volare senza GPS

Immagina di voler pilotare un aereo.

Hai un assistente automatico (l’I.A.), che può suggerirti rotte, altezze, velocità.

Ma se non sai cos’è un’altitudine, non conosci le regole del volo, non hai studiato il meteo… finirai contro una montagna.

Lo stesso vale con la narrativa.

La struttura di un romanzo è fatta di equilibri delicati, di conflitti interni, di archi trasformativi. Serve conoscere il ritmo, la coerenza interna, i trope narrativi, la funzione dei personaggi secondari, la gestione del tempo e dello spazio narrativo.

Serve la narratologia. Serve metodo. Invece molti cadono nella trappola del “facile e veloce”.

Te lo dico chiaramente dopo aver lavorato per oltre dieci anni come editor di narrativa e aver scritto tre romanzi, di cui due pubblicati da Salani: scrivere un romanzo è difficile e non è per tutti, perché richiede tempo, energie e lucidità.

La promessa dell’I.A. è semplice: Ci penso io. Ma la differenza, oggi come ieri, la fanno le tue conoscenze e quindi di conseguenza la tua mente. Il modo in cui connetti emozioni, esperienze, idee. La tua sensibilità, il tuo vissuto, il tuo linguaggio.

Scrivere un romanzo con l’I.A. può essere un esercizio. Un ottimo esercizio. Ma se vuoi diventare una scrittrice o uno scrittore vero, che pubblica con soddisfazione, che viene riconosciuto da lettori e addetti ai lavori, allora non puoi saltare le tappe.

La scrittura non è un file da compilare. È una relazione, un ponte tra due mondi: il tuo e quello del lettore.

Serve progettazione, studio, confronto. Serve leggere i classici con occhi nuovi, capire come sono costruiti i romanzi che ci hanno fatto sognare. Serve avere una guida, un metodo. E sì, puoi usare anche l’I.A., ma da professionista, non da principiante.

Scrivere un romanzo con l’I.A. non ti renderà un autore di successo. Non da sola. Non senza consapevolezza. Non senza quel lavoro silenzioso, intenso e profondo che ogni storia richiede (spesso nelle ore notturne, quando tutti dormono).

Devi usare l’I.A. con la tua conoscenza narrativa.

Quindi puoi decidere di formarti, di diventare l’architetto del tuo romanzo, o illuderti che con due click creerai il prossimo fenomeno editoriale.

 

Gli errori che sto trovando spesso nei romanzi scritti con ChatGPT

Se mi segui da un po’ sai che il mio approccio alla scrittura è molto pratico, non amo le teorie fini a se stesse e men che meno amo parlare di ciò che non so o che non ho ancora sperimentato.

Ho deciso di scrivere solo oggi questo articolo, nonostante da mesi ricevo e-mail e messaggi su Instagram con richieste su questo tema, perché volevo prima raccogliere una serie di casi-studio, che mi permettessero di farmi un’idea più chiara su come venga usata l’intelligenza artificiale dagli aspiranti scrittori di romanzi e di conseguenza poter dare un punto di vista pratico nella speranza di aiutarti ad avere maggiore consapevolezza degli strumenti da usare nel processo di scrittura.

  • Il primo errore che ho riscontrato nei romanzi scritti con l’uso dell’I.A. è l’assenza dei conflitti. Magari c’è qualcosa, ma è talmente blando e superficiale da non dare alcun tipo di spessore alla storia.
  • Assenza di finale. Le storie vengono troncate senza un senso oppure i finali non chiudono (tutti) i drammi aperti in precedenza.
  • Scrittura positiva. Tutti i sistemi di I.A. hanno delle parole o espressioni censurate, e questo in un romanzo limita fortemente il lessico e il parlato dei personaggi. Sono sempre tutti contenuti e sereni, come fossero all’interno di The Truman Show.

Altro errore, che mette in luce chiaramente tutti i limiti di chi scrive, è la grande confusione tra narratori e punti di vista. Chiaramente se non sai cos’è un Narratore in un romanzo e quali sono i Punti di vista che puoi utilizzare non riesci a cogliere l’errore che ti restituisce l’I.A.

Questi sono solo alcuni degli errori che trovi spesso nei romanzi scritti con ausilio dell’intelligenza artificiale.

Se vuoi utilizzare l’intelligenza artificiale nel modo giusto, prima studia la narratologia. Un buon punto di partenza è il manuale Progettazione su Misura.

Ti auguro di raggiungere il successo letterario che meriti,

Stefania Crepaldi