Scrivere libri per bambini: intervista a Mirtis Conci

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Come si scrive un libro per bambini? Se sei alla ricerca di consigli per iniziare a scrivere un’opera narrativa dedicata alle fasce più piccole di lettori, sei nel posto giusto per capire come far fare il salto di qualità alla tua storia. In questo articolo ti presenterò un’autrice con cui ho avuto il piacere di collaborare in diverse occasioni e che studia con noi da diversi anni in LabScrittore Suite: Mirtis Conci.

Mirtis Conci ha scritto diversi libri per bambini (sia con editore che in self publishing), ha partecipato come esperta della narrativa per bambini all’Indie Book Fest organizzato da Amazon KDP Italia e, non meno importante, vive in Germania, quindi ha uno sguardo ampio sul mercato indie dedicato alla narrativa per ragazzi.

Mirtis, inoltre, ti spiegherà il suo processo creativo e ti fornirà alcuni preziosi consigli che potranno aiutarti a migliorare le tue storie.

Come scrivere un libro per bambini

Ciao Mirtis, grazie per essere qui.

Grazie a voi per l’invito!

Ti occupi di libri per bambini da diversi anni ormai e tutte le tue opere sono focalizzate su temi di educazione ambientale. Perché hai deciso di scrivere libri incentrati proprio su queste tematiche?

Per me è stata una scelta istintiva, quello di scrivere storie sui temi ambientali. Amo la natura, da cui traggo ispirazione. Amo osservarla. È un esercizio non facile, perché richiede tempo e pazienza.

L’osservazione è un’arte che ho imparato e fatto mia, quando lavoravo al Centro di Ecologia Alpina, uno fra i primi centri di ricerca a studiare i temi legati al cambiamento climatico, le sue ripercussioni e i processi di adattamento – parlo dei primi anni 2000.

All’ora era un tema pioneristico, oggi sembra invece inflazionato.

Termini come cambiamento climatico, effetto serra, siccità, alluvione, riduzione di suolo, raccolta differenziata, biodiversità hanno iniziato a far parte del nostro vocabolario quotidiano, ma la maggior parte delle volte non abbiamo piena consapevolezza del loro significato e in questo modo perdiamo di vista la delicatezza del tema.

Ecco, se da una parte il tema ambientale comincia a influenzare le nostre vite, con implicazioni anche gravi, come siccità e alluvioni, dall’altra viene “rifiutato” e relegato ai soli addetti ai lavori o addirittura minimizzato.

Io ho scelto di guardare ai fatti e focalizzarmi sul futuro e il futuro sono i bambini, i prossimi custodi della Terra.

A loro spetta una sfida enorme, diventare eroine ed eroi per il Pianeta e l’Umanità. Per questo motivo sento l’urgenza di aiutarli a comprendere cosa li attende e per raggiungere questo scopo cerco di rendere accessibile a tutti un tema complesso come quello ambientale attraverso le storie che scrivo.

Non esiste nulla di più potente della parola. Di questo ne sono convinta.

Le parole sono come contenitori che necessitano di essere condivisi, affinché acquisiscano un nuovo significato, condiviso. Spesso dietro alle parole si celano percezioni falsate, pregiudizi, mancanze… detto in altro modo, emozioni e nulla come l’emozione è in grado di muovere.

Un esempio? La parola “casa”.

Scrivere per bambini è tutt’altro che facile, anzi i bambini spesso sono più attenti ed energici degli adulti, quindi bisogna essere ancor più bravi nel catturare la loro attenzione e tenerla elevata per tutta la lettura. Come progetti le tue storie per tenere alta l’attenzione dei bambini?

Parto dall’idea: il messaggio che desidero fare arrivare.

Ovviamente per ogni messaggio c’è un destinatario e nella narrativa per bambini è importante comprendere fin da subito a quale fascia di età mi voglio rivolgere, perché da esso dipenderanno il tipo di linguaggio e di struttura da dare alla storia.

Identifico poi protagonista, antagonisti e personaggi che andranno a popolare il libro e di conseguenza l’ambiente narrativo entro il quale questi personaggi si muovono.

Un aspetto che ritengo fondamentale è la caratterizzazione dei personaggi, perché i bambini li possano o si possano riconoscere subito. Devono arrivare alla loro pancia.

Nel caso, per esempio, dell’ultimo personaggio che ho creato, Mimì l’ortista, ho volutamente marcato la sua curiosità – preludio al fatto che qualcosa di bislacco succederà – , e allo stesso tempo la sua goffaggine nei movimenti, – ciò che la rende simpatica – caratteristiche tipiche nei bambini. Ha però una particolarità: comprende e parla il linguaggio degli animali.

Questa caratterizzazione permette anche la teatralizzazione della storia da parte, per esempio, di insegnanti, bibliotecarie, educatori e quindi si adatta anche a una lettura ad alta voce.

Mimì è conosciuta per il suo Acciverdura!

Hai pubblicato un bellissimo libro per la prestigiosa Erickson Edizioni. Come è nata la collaborazione?

Direi in maniera inattesa. Una mia amica, che mi segue sul profilo Facebook professionale, mi ha contattato dicendomi che usa i miei contenuti quando va nelle scuole a fare educazione ambientale e che le sarebbe piaciuto proporre all’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente di Trento un progetto editoriale legato al tema del suolo.

Così è nato il libro Il parco dei tesori: il secondo libro della collana che Erickson e Appa hanno realizzato insieme come strumento educativo sui temi ambientali.

Ovviamente non ho esitato a salire su questo treno e con grande gioia lo scorso dicembre il libro è arrivato in tutte le librerie.

Una collaborazione che mi ha dato la possibilità di crescere in termini di credibilità e di professionalità, attraverso la quale ho assistito da protagonista allo sviluppo e alla progettazione di un libro secondo la filiera tradizionale.

L’aspetto più entusiasmante è stato sentire la voce dei personaggi che ho creato, perché la storia è anche in audiolibro. È stato come se fossero davvero reali.

Molti dei tuoi libri – per scelta – sono autopubblicati, ciò vuol dire che ti occupi tu di tutta la filiera editoriale. Dato che vivi in Germania, puoi dirci (se ci sono) analogie e differenze rispetto all’Italia nell’approccio al self publishing, sia lato scrittori che lettori?

Ho scelto di auto-pubblicare le mie opere proprio perché ho visto un grande potenziale. Quando dico “ho visto”, è proprio così. Nel 2019 andai alla Fiera internazionale del Libro di Francoforte sul Meno, dove c’era un intero padiglione dedicato alla filiera dell’autoproduzione.

Non ho usato il termine “filiera” a caso, perché non si tratta del solo autore/autrice, ma di un settore caratterizzato da diverse professionalità: dal grafico all’esperto in marketing digitale, dagli editor alle aziende che producono software e piattaforme attraverso le quali pubblicare i propri libri. Ognuno di loro aveva un proprio stand.

Inoltre c’erano zone dedicate a seminari e incontri che trattavano tutti i temi inerenti al self publishing.

Definirei il mercato tedesco dell’autoproduzione come vivace, dinamico e “rappresentato”.

Cosa intendo?

Esiste un’associazione di categoria – Selfpublisher Verband – che dà voce e credibilità a chi scrive e pubblica in maniera indipendente, si fa portavoce delle sue istanze di fronte al mercato editoriale ed istituzionale/politico, dialoga con gli addetti ai lavori (distribuzione dei libri nelle librerie, presenza alle fiere di settore più significative, dialogo e scambio costante e continuo con la filiera del libro).

L’associazione non ha un ruolo solo rappresentativo, ma si occupa anche di incentivare lo scambio fra gli Indie, facilitando le loro attività quotidiane e migliorando la ricezione sul territorio nazionale tedesco.

Il successo dell’Associazione, fondata nel 2015 a Francoforte sul Meno nella sede di rappresentanza della Camera di Commercio con soli 8 soci fondatori – mentre oggi i soci sono poco più di 1.000 – dipende anche dal fatto che la distribuzione è indipendente rispetto alle case editrici. Fatto da non sottovalutare. In Italia, invece, possiamo dire che la distribuzione è direttamente legata ad alcune case editrici oppure, quando è indipendente, evita le collaborazioni con i self publisher.

In Germania poi esiste il Premio per il Miglior Libro Autoprodotto – il vincitore è nominato in occasione della Fiera internazionale del Libro con un evento creato ad hoc – diviso secondo diverse categorie: Thriller, Romance, Narrativa per bambini, Non-Fiction.

Lo scorso anno premio generale era di Trentamila Euro. Solo questa cifra è identificativa del dinamismo che esiste in Germania rispetto a questo settore.

Grazie alla presenza di questa Associazione il lettore tedesco è più ricettivo rispetto a quello italiano, perché l’Associazione funge da garante per la qualità del prodotto. Quindi, in un certo senso, si sente più tutelato nell’investire i suoi soldi scegliendo un libro autoprodotto.

Inoltre, il fatto che i libri di scrittori indipendenti arrivino sugli scaffali delle librerie e possano essere presentati nelle librerie come un qualsiasi altro libro agevola molto il rapporto tra lettore e autore indipendente, che non si limita solo a una piattaforma digitale.

In Italia tutto questo ancora manca.

Quanto è importante per te la formazione in ambito narratologico?

Con me si sfonda una porta aperta. Io credo molto nella formazione e trovo fondamentale conoscere in maniera approfondita ogni aspetto della scrittura. Non sarei onesta con me stessa, se non lo facessi.

Mi sentirei come un capitano che naviga senza bussola. Certo, avrei sempre le stelle, ma se non conosco cosa vogliono dirmi, posso fare ben poco.

I risultati che hai raggiunto oggi sarebbero arrivati anche con una scrittura di getto, condizionata solo dall’ispirazione del momento? O credi che la progettazione narrativa sia importante nella costruzione delle storie?

Non sarei dove oggi sono senza essermi formata. Trovo la progettazione narrativa fondamentale. Non saprei farne a meno.

Ogni cosa bella ha una struttura – la natura in questo senso ce ne dà prova ogni giorno. Un tempo pensavo che la struttura fosse un aspetto limitativo, invece ne avevo semplicemente paura, perché sapevo che mi avrebbe richiesto lavoro e costanza.

Se si crede in quello che si vuole fare, bisogna cominciare a rimboccarsi le maniche e a lavorare sodo.

Io ho cominciato così: un passo alla volta e ho ancora molta strada da fare.

Quando scrissi Il parco dei tesori, dovevo fare entrare la storia in una struttura già confezionata – cinque capitoli, ognuno della stessa lunghezza – l’idea mi spaventava molto, ma devo confessare che grazie a quell’architettura sono riuscita davvero a dare vita alla mia creatività e a non perdermi.

Hai dei suggerimenti per chi come te vorrebbe scrivere storie per bambini e ragazzi, ma ha una sorta di blocco da pagina bianca?

Io ho imparato a pormi domande, perché sono convinta che non si tratta tanto di trovare risposte, ma domande giuste a cui abbiamo davvero bisogno di rispondere.

Quindi chiedetevi: per chi state scrivendo? Perché lo state scrivendo? Siete convinti di quello che state scrivendo? Avete bisogno di aiuto? Devo fare un passo indietro? Cosa non funziona? Cosa non mi convince? Perché non mi convince?

La risposta poi arriva.

Scrivere è un costante atto di sfida con se stessi, perché si tratta di chiudere la porta in faccia al proprio ego e lasciare spazio davvero alla propria passione.

Progetti per il futuro?

Sempre!

Prima di tutto, costruire una libreria che sappia accogliere tutti i libri di cui non posso fare a meno… negli ultimi dodici anni ho fatto circa cinque traslochi, i libri sono aumentati ma uno spazio pensato davvero per loro ancora non c’è.

E poi, uno scaffale sarà dedicato ai miei libri e lo spazio vuoto mi ricorderà che devo mettermi d’impegno, se voglio riempirlo, perché la differenza tra l’immaginario e la realtà della vita di una scrittrice la fa proprio quello scaffale, almeno per me.

Un po’ come l’Umarell che ogni giorno si reca davanti al cantiere per guardare l’avanzare o il non avanzare dei lavori! 🙂

Grazie Mirtis per averci raccontato la tua esperienza con la scrittura di libri per bambini. Alla prossima!

Siamo ai saluti finali. Spero che l’esperienza di Mirtis ti abbia aiutato a capire come funziona il mondo editoriale e come dare nuova linfa alla tua creatività con la progettazione narrativa.

Come anticipato in apertura, Mirtis Conci è da anni una studentessa di LabScrittore Suite, la prima vera scuola interattiva per romanzieri.

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