Analisi tecnica: La bambina di vetro di Jodi Picoult
Ho da poco terminato di leggere un romanzo già “vecchio” per il mondo editoriale, perché è uscito nel lontano 2010. Un romanzo che, ad ogni modo, puoi ancora trovare sugli scaffali delle librerie. In questo secondo articolo della rubrica Cosa mi consigli di leggere per ho deciso di parlarti del romanzo La bambina di vetro, di Jodi Picoult, un’autrice che ha costruito una solida carriera e che continua a pubblicare romanzi assolutamente strazianti.
Prima di conoscere meglio le tecniche narrative utilizzate da Jodi Picoult nel romanzo La bambina di vetro, ci tengo a dirti che se il messaggio di un romanzo è forte, esplicito e provocatorio fin da subito, la storia non ha una data di scadenza, ma continua a essere veicolata, a essere letta amata (o odiata) per davvero moltissimo tempo.
Quindi se è vero che un romanzo dopo alcuni mesi è già considerato “vecchio” dal mondo editoriale, è altrettanto vero che esistono dei romanzi immortali, che non hanno scadenza, che hanno sempre qualcosa da insegnare ai lettori.
Fatta questa doverosa premessa, che dovrebbe farti riflettere sul non lasciare niente al caso (soprattutto in fase di progettazione narrativa) e sul cercare di dare sempre il meglio di te, ti ricordo che la rubrica Cosa mi consigli di leggere per, ha uno scopo ben preciso:
aiutarti a leggere un romanzo oltre le parole scritte per riuscire a comprendere le logiche narrative che si celano dietro i grandi romanzi.
Acquisire questi strumenti di lettura critica, sul piano pratico, ti permette di migliorare il tuo metodo di progettazione narrativa e di apprendere nuove tecniche di scrittura da applicare all’interno dei tuoi romanzi, evitando l’improvvisazione e la scrittura di getto.
Solo così hai delle possibilità di diventare uno scrittore o una scrittrice di professione.
Jodi Picoult e il legal thriller
Il miglior libro di Jodi Picoult insieme alla Custode di mia sorella. Un legal thriller scritto con uno stile asciutto ed elegante.
Questa è la definizione che Stephen King dà del romanzo, una definizione davvero appropriata.
Inizio con il definire il sottogenere di appartenenza del romanzo, un legal thriller, appunto.
A differenza del thriller tradizionale, il legal thriller è un romanzo giallo in cui a risolvere la questione primaria, il conflitto su cui si basa la storia, non sono poliziotti o detective, curiosi o impiccioni, ma degli avvocati nelle aule giudiziarie, che seguono la procedura legale per fare (o non fare) giustizia.
In questo romanzo ci troviamo a seguire un’azione legale di una madre nei confronti di una ginecologa, colpevole, a suo dire, di non essere stata in grado di diagnosticare una malattia rara attraverso un’ecografia, una malattia invalidante e terribile: l’osteogenesi imperfetta.
Perché leggere questo romanzo
Consiglio caldamente la lettura di questo romanzo a chi ama il genere giallo e le sue emanazioni.
Ma ne consiglio la lettura soprattutto agli scettici, a quelli che pensano che non sia necessario imboccare il lettore con troppe tematiche del romanzo, perché il lettore deve essere libero di farsi la sua idea sulla storia.
Il messaggio della storia, la sua forte valenza etica, è infatti il primo elemento narrativo di cui ti parlerò.
Il dramma primo ipotetico e il messaggio
Ho accorpato due elementi in uno solo, perché il primo condiziona fortemente il secondo, alimentando nel lettore un continuo dialogo mentale con i personaggi di questa storia.
Il dramma primo ipotetico è quel particolare conflitto riassumibile in un’espressione: E se…?.
Charlotte O’Keefe, la protagonista indiscussa di questa storia, madre della piccola Willow, scopre di poter fare causa alla ginecologa che la seguiva durante la gravidanza, accusandola di negligenza medica.
Charlotte accusa la ginecologa per ottenere un forte risarcimento in denaro per curare la figlia. Come saprai negli USA le cure mediche non sono accessibili a tutti allo stesso livello, e la famiglia O’Keefe è in gravi difficoltà economiche. Ma il significato della causa, un significato etico, è un altro: E se Charlotte e il marito avessero saputo prima della grave anomalia fisica della figlia, Willow sarebbe davvero mai nata?
Ma Willow nel frattempo è venuta al mondo, si è già spezzata innumerevoli volte le ossa, ed è amata.
Ecco il conflitto del romanzo, un conflitto di una portata enorme, che manda un messaggio a lettere cubitali al lettore: una madre può davvero considerarsi tale se intenta una causa per nascita sbagliata?
Parlo ampiamente del dramma primo ipotetico e del messaggio in Progettazione su Misura. Se non sai come padroneggiare questi due elementi narrativi, il mio corso di progettazione narrativa è un ottimo punto di partenza.
Il punto di vista
Jodi Picoult sa utilizzare il punto di vista multiplo con un’abilità che non ho colto in nessun altro autore contemporaneo.
Questo romanzo, così come tanti altri della sua produzione letteraria, è narrato con il punto di vista multiplo.
Questo significa che l’autrice dà la voce a una serie di personaggi, che raccontano alla prima persona la storia attraverso il loro sguardo.
La difficoltà estrema della scelta del punto di vista multiplo è quella di riuscire a dare una personalità diversa ad ogni personaggio, fino al punto di far sembrare ognuno di loro una persona in carne e ossa.
L’immedesimazione, la capacità di ricostruire il linguaggio, la psicologia del personaggio, è un punto d’arrivo davvero molto complicato per chi scrive. La Picoult lo fa con estremo talento.
Così, il lettore si ritrova a fare conoscenza del punto di vista di Charlotte, una madre in perenne bilico tra giusto e sbagliato; del marito, spesso in disaccordo con la moglie; dell’imputata, la ginecologa Piper; dell’avvocatessa di Charlotte; di Willow; di Amelia, sorella di Willow.
Ogni personaggio dà il suo personale punto di vista alla storia, contribuisce ad arricchire la narrazione e a renderla sempre più drammatica, andando ad analizzare delle sfaccettature diverse, che amplificano a dismisura la portata del messaggio di questo romanzo.
Il finale
Ovviamente non ne parlerò nel dettaglio, perché non è mia intenzione rovinare l’esperienza di lettura di un romanzo straordinario.
Ma il finale di questo romanzo… ha una portata così drammatica da non poter essere ignorato.
Intimamente legato al dramma della storia e al messaggio, il finale sottolinea il punto di vista non dell’autrice, ma della vita, che interviene e ci sorprende ogni volta in modo diverso.
Il finale, davvero perfetto per questa storia, esalta la connessione tra trama, dramma, conflitto e messaggio della storia.
Ecco dunque i tre motivi per cui leggere il romanzo di Jodi Picoult, La bambina di vetro.
Non sarà una lettura facile, soprattutto se hai un animo sensibile e molto empatico. Io stessa ho rallentato davvero un sacco di volte, temendo di arrivare alla fine, perché molte tematiche vanno digerite.
Questa è davvero una lettura imprescindibile per comprendere fino in fondo quanto i singoli elementi narrativi debbano essere connessi tra loro per arrivare a produrre una storia funzionale, che ha la pretesa di non andare mai fuori moda.
E quanto sia importante far interrogare il lettore, provocarlo, durante tutta la lettura, per renderlo parte attiva del patto finzionale che ogni lettore stipula con lo scrittore quando inizia a sfogliare le pagine di un nuovo romanzo.
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Ti auguro di raggiungere il successo letterario che meriti,
Stefania Crepaldi è editor freelance e autrice. Co-fondatrice dell’agenzia editoriale Editor Romanzi e della scuola online di scrittura e di editoria, LabScrittore. Ha scritto il libro Lezioni di narrativa. Regole e tecniche per scrivere un romanzo (Dino Audino Editore). Ha creato la serie di Fortunata, tanatoesteta. Scrive romanzi per Salani Editore.